Perchè non ricordiamo i nostri primi anni di vita? L'amnesia infantile
Gli psicologi ritengono molto importanti gli eventi della vita di una persona, in particolare quelli della prima infanzia. È noto però, non solo agli psicologi, che ricordare i primi due-tre anni di vita è praticamente impossibile.
È vero che non abbiamo ricordi di episodi precoci della nostra vita, ma un bambino di un anno è comunque in grado di mostrare un’attivazione generalizzata, ad esempio sentendo la macchina del papà che entra nel vialetto di casa. In qualche modo il bambino “ricorda emotivamente” che il rumore del motore e delle ruote sulla ghiaia annuncia il ritorno del genitore.
Attorno ai due anni, il bambino comincia ad essere in grado di raccontare dei fatti, magari un gioco fatto con il nonno, o un cane visto al parco. Dimostra inoltre di ricordare eventi non proprio recenti, ad esempio risalenti a sei mesi prima. Ad un certo punto della crescita, le memorie precoci vengono però perse.
Perché non si mantengono i ricordi?
Una delle ipotesi è che il cervello, in particolare una regione chiamata ippocampo, fondamentale per la memoria, debba attraversare un periodo di maturazione prima di poter funzionare al meglio. In particolare il fenomeno della neurogenesi, ovvero il processo di formazione di nuove cellule nervose, richiede la perdita di alcune connessioni neuronali (le memorie appunto).
In alcuni esperimenti è stato osservato come all'aumentare della neurogenesi diminuiscano i ricordi, e come all'aumentare della formazione della memoria sia lo sviluppo di nuove cellule a diminuire.
In pratica si potrebbe dire che, quando abbiamo bisogno di nuove connessioni, fondamentali per l'apprendimento, "rinunciamo" al passato in favore del futuro.Condividi
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Riferimenti:
La mente relazionale, Siegel, Cortina.
Web
Sedi Roma Nord e Roma Eur
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