Le conseguenze dello stress cronico

Stress è un termine che sentiamo molto spesso nominare, ed è senza dubbio uno dei fattori che incidono maggiormente nella nostra vita di tutti i giorni.

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Il lavoro, la famiglia, il traffico di
Roma e altre grandi città, la crisi economica che stiamo attraversando, sono tutti elementi stressanti, e spesso nello studio dello psicoterapeuta vengono citati come difficoltà che appaiono insormontabili.

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Ma come è possibile spiegare le
conseguenze di una vita stressante?

Da tempo diversi studi hanno mostrato come lo stress possa
aumentare il rischio di infarto.

Ma quali effetti ha sul cervello?

Un'interessante ricerca effettuata dai ricercatori dell'Università di Berkeley, California, ci aiuta a capirlo. 

Secondo la dottoressa Daniela Kaufer è l'
ippocampo (area deputata alla memoria e alle emozioni) a pagare il conto più salato. La ricercatrice ha trovato delle evidenze che mostrano come nell'ippocampo delle persone che si trovano in una situazione di stress cronico si formino meno neuroni rispetto a quanto non avvenga solitamente. Inoltre questa struttura cerebrale produce molta più mielina (la sostanza che riveste i neuroni e che serve ad aumentare la velocità di trasmissione degli impulsi nervosi). 

La conseguenza di questa aumentata produzione è la creazione di una forte connessione tra l'ippocampo e le aree responsabili delle nostre risposte di "attacco e fuga", indebolendo le connessioni tra ippocampo e corteccia prefrontale, che solitamente modula questo tipo di risposte.

In altre parole lo
stress cronico scatena in noi delle velocissime reazioni di paura e ansia, oltre a una scarsa capacità di impedirle, o limitarle, rendendoci più soggetti allo stress, in un meccanismo molto simile ad un circolo vizioso.

Il nostro cervello, in pratica, interpreta i dati della realtà come se ci trovassimo in una condizione di costante pericolo.

Inoltre anche le nostre capacità di
memoria e apprendimento sono indebolite. 

La ricercatrice ritiene anche che un elevato livello di
stress nei bambini piccoli possa avere delle conseguenze nefaste sulle loro capacità di affrontare le avversità della vita, una volta adulti.

Occorrerebbe allora fermarsi ogni tanto e chiedersi se valga la pena mettere al primo posto il lavoro, guidare come degli “Schumacher”, calpestando il nostro benessere psicofisico.



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